Il Digital Security Festival 2024 ha riunito esperti di livello internazionale per affrontare le sfide legate alla sicurezza informatica e all’intelligenza artificiale. Con oltre 50 relatori e un pubblico numeroso, il Festival ha esplorato il tema “Umanocentrico per natura”, promuovendo un approccio etico e inclusivo alla tecnologia e puntando a diffondere la cultura digitale nelle scuole, nelle aziende e nelle istituzioni, con l’obiettivo di preparare il Nordest e l’Italia a un futuro sempre più tecnologico.
Un evento di successo per diffondere la cultura digitale
Digitalizzazione, sicurezza informatica, intelligenza artificiale e le applicazioni nelle attività produttive sono temi che occupano ormai da tempo i management aziendali di tutte le imprese, piccole, medie e grandi, a Nordest come in tutta Italia. Proprio a Nordest, però, da sei anni si svolge il Digital Security Festival (Dsf) con l’intento di diffondere la cultura e la sicurezza digitale, rivolgendosi a persone, aziende, istituzioni e scuole, attraverso una serie di incontri in presenza e online su tutto il territorio triveneto.
L’edizione 2024, appena conclusasi con grande successo, ha visto la realizzazione di 10 incontri in presenza (Udine, Tavagnacco, Roncade, Montebelluna, Castelfranco Veneto, Vittorio Veneto, Trieste, Padova e Vicenza) e quattro incontri online, con la partecipazione di oltre 50 relatori, italiani e stranieri, scelti fra esperti di ogni settore informatico, professori universitari, manager, imprenditori, esperti legali e inventori. I relatori, moderati da una decina di giornalisti, si sono confrontati sul tema generale “Umanocentrico per natura”, affrontando questioni come: “L’intelligenza artificiale nella quotidianità”, “L’intelligenza artificiale e la cybersecurity”, “Deepfake e disinformazione”, “Intelligenza artificiale: il vaso di Pandora tecnologico”, e molti altri, con la presentazione di numerose case history aziendali.
L’importanza di mettere l’umanità al centro della tecnologia
«Questa sesta edizione – chiarisce Marco Cozzi, fondatore e presidente del Festival – ha esplorato, da ogni possibile punto di vista, la tecnologia “umanocentrica per natura”. È un tema di grande attualità e interesse pubblico che ha stimolato discussioni profonde sulla direzione in cui sta andando la nostra società e su come possiamo renderla più sicura per tutti. In un momento in cui la sicurezza digitale è cruciale per ogni settore – ha continuato Cozzi – il Digital Security Festival si è posto al centro del dibattito su come la tecnologia e l’intelligenza artificiale possano essere utilizzate per il bene comune e non solo come strumenti di potere. Abbiamo, infatti, costruito l’edizione 2024 attorno al principio dell’umanità al centro della tecnologia, riprendendo la prima legge della robotica di Isaac Asimov: “Un robot non può arrecare danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno”».
Un approccio etico verso il progresso tecnologico, anche nella parità di genere
Un approccio “umanistico” ha reso il Dsf 2024 un punto di incontro per chi, pur non rinunciando al progresso tecnologico, lavora quotidianamente per massimizzarne l’utilità per l’umanità e minimizzarne le possibili conseguenze negative. Gli organizzatori del Dsf intendono portare avanti questo approccio etico anche negli anni futuri, estendendo il Festival ad altre regioni italiane e all’estero e a tal fine hanno creato un’associazione di promozione sociale. Inoltre si sono gettate le basi studiare una protocollo promosso da Marco Cozzi (presidente DFS) e dall’Avvocato Anna Limpido, presidente del Consiglio per la Parità di Genere, volto al contrasto al divario di genere nelle aree Stem.
Le sfide della trasformazione digitale in Italia
«Dai molti interventi e dalle domande del pubblico – ha spiegato il vicepresidente e cofondatore del Dsf, Gabriele Gobbo – è emerso come, a Nordest ma in generale in Italia, manchino ancora sufficienti competenze e conoscenze digitali per affrontare i cambiamenti in atto. Nelle aziende, soprattutto quelle più piccole, si nota un problema culturale che porta gli imprenditori a sottovalutare i rischi della sicurezza informatica e le opportunità offerte dal progresso tecnologico, in particolare dall’intelligenza artificiale. Serve uno sforzo – ha continuato Gobbo – del sistema scolastico, universitario e delle istituzioni per preparare al meglio le nuove generazioni ad affrontare le sfide tecnologiche e digitali del futuro».
Il ruolo centrale del fattore umano
Sonia Gastaldi, consigliera del Dsf e sociologa informatica, ha ribadito: «Il Digital Security Festival di quest’anno, con il tema “Umanocentrico per natura”, ha riposizionato il fattore umano al centro della dirompente rivoluzione tecnologica e digitale. Questo mi rende particolarmente grata, vista la mia missione come sociologa. Tre settimane di Festival rappresentano “un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”. Un’umanità che, se saprà ben usare le nuove tecnologie, potrà vivere un nuovo rinascimento, liberandosi dai compiti ripetitivi a favore della creatività».
Il futuro del Digital Security Festival
Anche per Luigi Gregori, presidente dell’ItClub Fvg, il tema del Digital Security Festival 2024 è stato particolarmente centrato: «Fin dalla sua prima edizione, il Festival ha sempre avuto come obiettivo sensibilizzare la società civile sull’urgenza di governare la trasformazione digitale. Quest’anno, la partecipazione di relatori di altissimo livello e l’entusiasmo del pubblico hanno confermato che cybersecurity e intelligenza artificiale sono davvero i temi cruciali del nostro tempo».
Riflessioni e prospettive future
Una riflessione finale è stata proposta da Davide Bazzan, socio fondatore del Digital Security Festival: «Il concetto di “umanocentrico” in questa sesta edizione è stato spiegato attraverso le leggi della robotica di Asimov, ma siamo andati oltre. Come Asimov comprese che concentrarsi solo sul singolo non bastava, introducendo la legge zero per proteggere l’intera umanità, così oggi dobbiamo superare l’individualismo tipico dell’era degli influencer. La vera sfida – ha concluso Bazzan – è imparare a essere parte di un equilibrio millenario a favore del bene comune, sia nella vita reale che in quella digitale».